Quante storie ci hanno raccontato i produttori presenti alla mostra mercato SALUM’È… Un mondo di conoscenze, esperienze e anche di certificazioni, introdotte nel tempo a garanzia di prodotti pregiati in un mercato fatto a volte di bassa qualità e frodi alimentari. Vi proponiamo alcuni piccoli “assaggi” di conversazioni…
Solo se il maiale è sano, sodo e grasso (da 180 a 220 kg), come sono tipicamente gli animali allevati allo stato brado, è possibile una stagionatura senza additivi e conservanti. Lo ha sottolineato con passione Vanio Cingolani dell’Antica Salumeria Artigiana. Fa parte del Consorzio Per la Produzione e la Tutela del Salame di Fabriano, allevatori e trasformatori il cui prodotto è certificato da un ente esterno della Regione Marche.
In alcune zone la possibilità di allevare gli animali allo stato brado è limitata a causa di aree naturali tutelate, non fruibili per il pascolo. Ci si sta lavorando, ad esempio, in Puglia, per trovare soluzioni che consentano una maggiore produzione di carni di alta qualità. Ce lo hanno raccontato i produttori della Macelleria Romanelli, il cui capocollo di Martina Franca marinato 24 ore nel vin cotto e leggermente affumicato con bucce di mandorla e albero di Fragno è un presidio Slow Food.
I salumi di bufalo sono una vera particolarità. La carne è magra, soda e compatta, con un apporto calorico e di colesterolo minore delle carni di pollo. I salumi della Fattoria Lauretti sono prodotti anch’essi da giovani bufali cresciuti allo stato brado e senza conservanti. L’aroma che sprigionano in bocca è frutto della conciatura a base di finocchiello, coriandolo, pepe e altre spezie.
Lo sapevate che nella tradizione la Nduja si realizzava con le parti del maiale non utilizzate per altri salumi? Il peperoncino abbondante le univa e conservava grazie alle proprietà antisettiche. Oggi, invece, la nduja si fa con carne selezionata, sale, pepe, peperoncino e peperone dolce: almeno così la fa l’Azienda Agricola Cervicati Bio che lavora il rinomato suino nero di Cevicati.
La stagionatura per alcuni salumi può superare i 6 mesi. Le muffe di cui il prodotto si ricopre, rimosse alla fine, gestiscono gli scambi d’acqua tra salume e ambiente. Mentre la stuccatura, con farina di riso e sugna, protegge le parti senza grasso e le conserva morbide. Ce lo hanno spiegato i produttori dell’Azienda Agricola L’Ape e il Girasole, dopo avreci fatto gustare il loro eccezionale lonzardo di suino di razza casertana, ‘o majale co ‘e sciuccaglie, una razza autoctona a rischio di estinzione, ora tutelata da un marchio.
L’annata secca del 2017, dopo altri due anni poco piovosi (2015 e 2016) ha portato a profondità di colore e alcool alto (14°) il Cesanese Colle Celone di Vineria Neri, uno dei piccoli produttori del Lazio selezionati da DOL per accompagnare gli assaggi ai banchi. Gli altri erano Cantina Santa Maria, Enoagriturismo Pallotta, Maledetto, Arcadia, Casal De Luca. La Vineria Neri di Olevano Romano ha iniziato sette anni fa la produzione in bottiglia, che ha bisogno di “un lavoro meticoloso!”. L’affinatura prima in cemento e poi in acciaio e altri 6 mesi in bottiglia ci confermano che la qualità richiede tempo e dedizione.
Queste e altre le bontà assaporate da molti romani lo scorso week end… L’augurio è di ritrovarci alla prossima edizione di SALUM’È! 🙂