Martedì 7 maggio Vincenzo Mancino è stato ospite del Corso di Laurea in Scienze e Culture Enogastronomiche dell’Università di Roma Tre. L’invito era a intervenire in una lezione per raccontare agli studenti l’esperienza di DOL Di Origine Laziale come player distributivo di una filiera molto particolare.
Naturalmente non si è trattato di una classica lezione frontale. L’intervento si è costruito su una serie di domande, risposte, brain storming, allo scopo di coinvolgere e stimolare il più possibile i giovani presenti. Vincenzo ha esordito stuzzicando i ragazzi con il concetto di Consumo Critico. A poco a poco sono emerse dall’aula alcune parole chiave, che sono servite per ricostruire il senso delle scelte strategiche di DOL: consapevolezza, informazione, sostenibilità e salute.
Vincenzo ha raccontato la propria storia di esplorazione del Lazio: la scoperta di piccolissimi produttori con modalità produttive artigianali anche molto antiche. C’era necessità di ottimizzare i processi, ma con la ferma determinazione a non alterare l’artigianalità, frutto della tradizione di un territorio.
Una volta portati su Roma, i prodotti sono diventati popolari grazie alla novità che rappresentavano: “perle” della produzione locale che raccontavano storie importanti di salvaguardia di ecosistemi, di valorizzazione di mestieri antichi e nel contempo di tracciabilità del prodotto. Proprio in quel momento, tra l’altro, si iniziava a parlare di più di filiera corta e di chilometro zero.
La discussione con l’aula è arrivata a cosa significa fare impresa oggi in un settore come quello enogastronomico (ma non solo). Vincenzo, a quel punto, ha messo a fuoco i punti di forza che hanno reso DOL un’esperienza vincente, secondo lui imprescindibili nel mercato attuale. Prima di tutto bisogna studiare e conoscere a fondo il mercato per scegliere, nel mare magnum della globalizzazione, in quale nicchia operare. Si tratterà necessariamente di una nicchia, e allora la scelta del mercato deve avere alle spalle una scelta culturale, e qui arriva il secondo consiglio: il consumo critico in tutti i suoi aspetti deve restare un riferimento di fondo! Perché?
La risposta non era difficile ma non era neanche scontata, per gli studenti di un Corso in Scienze e Culture Enogastronomiche. Perché il consumo critico ci orienta verso l’eccellenza, la cultura e la tradizione alimentare e verso la sostenibilità della filiera. E questa Qualità deve arrivare agli acquirenti, ai consumatori, alle persone il più possibile, e magari non restare una prerogativa delle élite.